GIUSEPPE PALMIERI

Dottore di ricerca

ciclo: XXXV



Titolo della tesi: Impatto dell'età dialitica sul rischio cardiovascolare

Impatto dell’età dialitica sul rischio cardiovascolare. Introduzione: cuore e rene hanno una stretta interconnessione integrata dal sistema nervoso autonomo. Essa da un lato garantisce una precisa regolazione della funzione dei due sistemi, dall’altro ne condiziona il destino quando uno dei due si ammala. La sindrome cardio-renale, infatti, è causata dall’avvicendamento di scompenso cardiaco ed insufficienza renale e, come noto, accresce il rischio cardiovascolare (CV) proporzionalmente alla gravità della malattia di base. Quando i pazienti vanno incontro a dialisi, tale rischio aumenta ulteriormente. Precedenti studi hanno correlato il grado di insufficienza renale con il rischio CV e la variabilità di alcuni parametri elettrocardiografici e bioumorali con l’outcome di mortalità dei pazienti con insufficienza renale terminale, tuttavia, ad oggi, non è stato del tutto chiarito il ruolo dell’età dialitica (EHD) sullo sviluppo del rischio CV né il suo peso relativo. Obiettivi: scopo del presente studio è valutare se sia possibile correlare con l’EHD alcuni parametri di rischio CV, quali variabilità del QTc (rischio aritmico) e del tratto ST (rischio ischemico), valore dell’SDNN (rischio di eventi in generale), concentrazione ematica di sodio, potassio, cloro e calcio. Ulteriore scopo è valutare se sia realizzabile una stratificazione prognostica CV dipendente dall’EHD. Materiali e Metodi: sono stati reclutati 33 pazienti maggiorenni in dialisi cronica con ritmo sinusale basale (età 65,5±14 anni; EHD 5±4,8 anni; maschi 60%). Il campione formato è stato diviso in 2 gruppi in base all’EHD> o ≤ 3,5 anni (valore netto più vicino alla mediana). Ogni gruppo è stato suddiviso in 2 sottogruppi in base al sesso. I gruppi sono risultati sostanzialmente omogenei per volume di ultrafiltrato rimosso (5% circa del peso predialitico) e per terapia in corso. Il valore dei parametri di rischio CV considerati è stato ottenuto mediante registrazione Holter-ECG delle 24 ore nel giorno di dialisi e mediante emogasanalisi pre- e post-dialitica. Risultati: nell’analisi per gruppi divisi in base all’EHD relativa ai parametri Holter-ECG, si è osservato che i pazienti con EHD> 3,5 anni rispetto a quelli con EHD≤ 3,5 anni presentano valori medi di SDNN più bassi (89±24 ms vs 104±30 ms; p≈ 0,06 con test T di Student). Nell’analisi per sottogruppi, tale comportamento raggiunge la significatività statistica confrontando i pazienti di sesso maschile divisi per EHD (82±22 ms vs 110±34 ms; p< 0,05), ma non i pazienti di sesso femminile (98±14 ms vs 101±19 ms). Pertanto, in accordo con i dati presenti in letteratura, i pazienti di sesso maschile con EHD> 3,5 anni avrebbero un rischio CV più alto, probabilmente a causa di una maggiore attività basale del sistema nervoso simpatico con cui, come risaputo, correla un valore di SDNN< 100 ms. Le cause della mancata significatività statistica nel campione femminile sono probabilmente attribuibili ad un ridotto numero campionario rispetto a quello dei maschi (13 vs 20), anche se non si può escludere a priori una possibile differenza tra sessi dovuta a ragioni biologiche. I dati relativi alla variabilità del QTc e del tratto ST, come è noto possa accadere, sono stati caratterizzati da bias di confondimento e/o misurazione tali da rendere non interpretabile il risultato. In merito ai parametri bioumorali rapportati all’EHD, non sono emerse differenze significative nel confronto fra gruppi e nel confronto fra sottogruppi, probabilmente perché i pazienti non erano omogenei rispetto all’intervallo interdialitico. Conclusioni: il presente studio permetterebbe una possibile distinzione dei pazienti di sesso maschile in dialisi cronica relativamente al rischio CV rapportato all’EHD e potrebbe condurre ad assumere strategie preventive più adeguate per quelli a maggior rischio. I risultati ottenuti rappresentano un forte stimolo per una migliore comprensione dei meccanismi biomolecolari e fisiopatologici coinvolti, oltreché delle possibili cause di differenze fra sessi, e rendono auspicabile un follow-up di lunga durata per evidenziare possibili variazioni in termini di prognosi.

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