GIULIA ROMANO

Dottoressa di ricerca

ciclo: XXXVI


supervisore: Prof.ssa Beatrice Bonafè

Titolo della tesi: Crimini internazionali commessi a mezzo di drone armato nel diritto internazionale penale

Negli ultimi venti anni, l’utilizzo di aeromobili a pilotaggio remoto, comunemente chiamati «droni», ha assunto rilevanza strategica, tanto in contesti di conflitto armato tradizionali quanto nell’esecuzione di operazioni eterogenee, molte delle quali inquadrabili in attività di polizia internazionale. I droni, inizialmente utilizzati per attività di sicurezza e intelligence da anni vengono armati. Le caratteristiche di tale tecnologia, infatti, si sono prestate nel tempo ad un uso più militarizzato della stessa, che per questo, ad oggi, è, per lo più, assimilata a usi bellici e a operazioni di forza letale. Siamo già nel bel mezzo della “seconda era dei droni” dove una larga scala di attori statali (e non statali) fa un ricorso sempre maggiore a tale tecnologia nelle sue forme più avanzate. Infatti, grazie a capacità senza precedenti in termini di autonomia, raggio d’azione e persistenza, i droni sembrano essere in grado di agire sul campo di battaglia al pari, se non meglio, dell’uomo e soprattutto in sua sostituzione. Ciò posto, il massiccio ricorso all’utilizzo di una nuova arma, di un nuovo mezzo atto a uccidere, dotato di una variegata e sofisticata tecnologia, dovrebbe essere accompagnato da una discussione etica, politica e giuridica. In effetti, esso ha sollevato un ampio dibattito, su scala internazionale, alimentato, in particolare, dalla circostanza che «l’idea che attacchi con droni estremamente precisi e accurati uccidano solo i target è una mera illusione». Le operazioni caratterizzate dall’esercizio di forza letale a mezzo drone, devono, per ovvie ragioni, essere compiute nel rispetto dei vari limiti di legalità imposti dai diritti nazionali e dal diritto internazionale e vanno tollerate solo entro rigidissimi parametri normativi; il rischio è quello di infrangere principi fondamentali come il diritto alla vita e, in definitiva, lo Stato di diritto. A fronte dell’emergere di nuovi fenomeni potenzialmente criminosi la priorità è sempre la stessa: individuare un quadro giuridico applicabile – mettendone in discussione la tenuta – e un giudice che possa garantirne la applicazione. Quando ad essere violati siano i divieti imposti dal diritto internazionale penale possono essere integrati dei crimini internazionali ed è proprio in questo contesto che si inserisce questa tesi che si pone l’obiettivo di analizzare tali operazioni a partire da questa specifica angolazione. In questo contesto, il quadro normativo prescelto come parametro attraverso il quale valutare la liceità di tali operazioni è il corpus normativo applicato dalla Corte penale internazionale (CPI), in primis dunque lo Statuto di Roma. Tale scelta trae origine dalla convinzione che la Corte possa essere una idonea e valida sede in cui operare un vaglio di liceità delle condotte a mezzo di drone armato ed accertare eventuali responsabilità legate alle stesse. Si ritiene, d’altronde, che i tempi siano maturi perché la Corte rafforzi il suo ruolo e la sua credibilità internazionale, perseguendo la sua missione di repressione dei crimini internazionali ogni qualvolta lo Statuto lo consenta come, appunto, nel caso delle condotte oggetto di tale studio. A fronte di un fenomeno così diffuso e destinato a diventare ordinario, l’esistenza di un giudice e di un diritto efficacemente applicabile svolgerebbero, prima ancora che una funzione repressiva, una fondamentale funzione preventiva. Si ritiene importante, in questa fase, impedire che certe condotte illecite si cronicizzino nell’attesa che si trovi un modo per delinearne e dichiararne i profili di illegittimità. L’elaborato, in conclusione, si pone l’obiettivo di esaminare quanto lo Statuto di Roma e la Corte penale internazionale costituiscano un quadro giuridico appropriato a reprimere crimini internazionali commessi a mezzo di droni e quanto la Corte ne possa efficacemente assicurare il rispetto. I droni possono fungere, dunque, da “parafulmine” per le questioni relative alla protezione del diritto alla vita e alla commissione di crimini internazionali, in particolare nei conflitti asimmetrici, nelle operazioni antiterrorismo e nelle operazioni di law enforcement ma possono anche dare luogo a responsabilità penale individuale in base al diritto internazionale che, come si vuole dimostrare, possono essere efficacemente represse nel sistema della Corte penale internazionale.

Produzione scientifica

11573/1619530 - 2021 - Il nemo tenetur se detegere e il dialogo tra le corti italiane e le corti internazionali
Romano, Giulia - 01a Articolo in rivista
rivista: ORDINE INTERNAZIONALE E DIRITTI UMANI (Napoli: Editoriale Scientifica Roma : [ S. n.]) pp. 1324-1332 - issn: 2284-3531 - wos: (0) - scopus: (0)

11573/1572264 - 2020 - Armed drones. A humanitarian weapon? Targeted killings by U.S. drones and the role of Italy
Romano, Giulia - 01a Articolo in rivista
rivista: ROMA TRE LAW REVIEW (Roma: Roma: Roma Tre-press - Servizio Editoriale di Ateneo) pp. 259-273 - issn: 2704-9043 - wos: (0) - scopus: (0)

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