Titolo della tesi: Isola Deriva e Origine, Atlante delle rappresentazioni di Lampedusa
Esiste una relazione tra rappresentazione e cosa-in-sé che sta alla base della definizione occidentale di paesaggio: questa implica l’esistenza di due attori, il soggetto che osserva e l’oggetto osservato messi in relazione tra loro. L’equilibrio che regola il rapporto tra l’immagine e la cosa-in-sé oggi vacilla a causa della sovraesposizione mediatica di cui i luoghi sono investiti ad opera di strumenti individuali e collettivi, i quali contribuiscono ad una divulgazione di topoi che, costruendo immaginari e aspettative, finiscono per sedimentarsi in azioni e pratiche che modificano irreversibilmente i luoghi.
Lampedusa costituisce l’esempio estremo di un’isola il cui legame con l’idea di esposizione ha direzionato lo sviluppo, disegnato le trame e costruito forme del suolo. In un momento storico in cui ogni centimetro del mondo è riprodotto, riemerge la centralità del tema della rappresentazione e ci si interroga sulle possibilità generative di questa azione. In un territorio fragile e diviso tra l’emergenza e la promozione turistica, la ricerca sperimenta e declina un metodo di mappatura che intende ristabilire la centralità del dato emotivo e della dimensione qualitativa dello spazio come fattori endemici della definizione di paesaggio, come materiale per la sua costruzione tanto quanto lo sono i dati oggettivi, fisici e biologici, da un lato, e quelli culturali, etnologici e sociali dall’altro. La totalità di questi livelli costruisce l’Atlante, uno strumento in cui le immagini non servono da corredo illustrativo ma fungono da materiale di comunicazione della ricerca complementare al testo, organizzato in una tessitura di fili tematici che invitano ad un processo interpretativo ancora aperto.