GABRIELE LIBERATORE

Dottore di ricerca

ciclo: XXXVII


supervisore: Prof. Rossella Miceli

Titolo della tesi: Studi per una moderna tassazione europea del consumo. Da un’imposta sul valore aggiunto ad un’imposta monofase sulle vendite al dettaglio.

La tassazione del consumo, sotto le differenti forme previste, ossia in forma generale o specifica (dazi interni ed esterni, tributi di fabbricazione, monopoli fiscali, tasse sulle vendite, etc.), ha, da sempre, avuto una grande importanza in ambito politico ed economico, sia domestico che internazionale. Oggigiorno tale rilevanza è cresciuta notevolmente poiché le imposte sul consumo applicabili in generale a beni e servizi, vigenti in quasi tutti i Paesi del globo, costituiscono una fonte di entrata certa, immediata e flessibile per i Governi a differenza della tassazione sui redditi che, a seguito del verificarsi di mutamenti sociali (es. invecchiamento della popolazione), dell’avvento globalizzazione (es. multinazionali) e delle nuove tecnologie (es. digital economy), presenta una grave difficoltà nel ricondurre ad imposizione fenomeni reddituali con connotazione cross border. Ciò comporta una rilevante perdita di gettito per le casse erariali dei vari Stati con un indebolimento del welfare state il quale risulta sempre più finanziato dai redditi da lavoro dipendente e da pensione, oltre che dalle citate imposte sul consumo. A metà del XX secolo gli Stati applicavano sistemi alquanto differenti per tassare il consumo generale riconducibili essenzialmente a tre categorie: imposta plurifase cumulativa sul valore pieno; imposta monofase; imposta sulla cifra d’affari. La nascita della C.E.E. e la conseguente volontà di limitare gli ostacoli alla creazione di un mercato unico hanno comportato la necessità di armonizzare il metodo di tassazione del consumo generale poiché questo incideva direttamente sulla determinazione del prezzo di beni e servizi. Da un punto di vista economico il sistema monofase puro, ovvero applicato alla fase della vendita al dettaglio, rappresenta la base scientifica più appropriata ma, allora, motivazioni contingenti, quale ad esempio l’impossibilità di presidiare adeguatamente la fase finale della filiera commerciale/distributiva, hanno indotto le Istituzioni comunitarie a propendere per una forma “indiretta” di tassazione del consumo. E’ stato, pertanto, scelto un sistema plurifase del valore aggiunto (neutrale per gli operatori economici) che risultava sì più complesso ma poteva consentire di recuperare in una fase intermedia parte dell’imposta che sicuramente si sarebbe persa nella vendita finale. Diversamente, però, le citate buone speranze comunitarie si sono infrante poiché l’imposta sul valore aggiunto si è rilevata molto più complessa di quanto ipotizzato e foriera di un’ingente evasione fiscale, posta in essere oltre che come preconizzato nelle operazioni B2C anche e soprattutto in quelle tra soggetti passivi. Gaps che si sono acuiti (e di molto) dal primo gennaio 1993 con l’avvento del mercato unico comunitario anche per la necessità di prevedere, nelle operazioni internazionali, dei border tax adjustments. La Commissione europea ha, pertanto, introdotto un labile e timido regime transitorio per la definizione delle operazioni intracomunitarie B2B, che, però, ha prodotto nuove tipologie di frode (es. MTIC) e ulteriori complicazioni procedurali. Ciò poteva costituire l’occasione per riaprire la sopita quaestio sul corretto sistema di tassazione del consumo generale ma il legislatore comunitario ha preferito mettere delle toppe estemporanee senza mai chiedersi se le condizioni contingenti (sociali, economiche e tecnologiche) alla base della scelta dell’IVA fossero mutate. Così l’imposta è stata oggetto di numerosi e continui interventi in chiave antifrode che hanno reso difficile il corretto adempimento dell’obbligazione tributaria, soprattutto in ambito transazionale, e non hanno limitato le ingenti perdite di gettito. Di fatto detti rimedi (es. inversione contabile, split payment e da ultimo fornitore presunto) hanno fagocitato il sistema di funzionamento ordinario dell’IVA, fondato sulla rivalsa e sulla detrazione, limitando la riscossione frazionata del tributo ed incentrandola su pochi contribuenti ritenuti affidabili. Contestualmente, però, l’imposta sul valore aggiunto ha dato vita allo sportello unico, quale primo sistema elettronico, semplice ed uniforme di adempimento delle operazioni B2C in ambito comunitario (in particolare per l’assenza dell’indicazione nella relativa dichiarazione della detrazione), e sta andando verso la fatturazione digitale condivisa a livello europeo. In aggiunta, nel nuovo millennio il sistema commerciale/distributivo è profondamente mutato. Oggi, evidenze ufficiali empiriche e statistiche, mostrano come più delle metà delle operazioni effettuate verso consumatori finali sono poste in essere dalla grande distribuzione e come, da ultimo, le piattaforme digitali stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nel commercio elettronico. Le citate motivazioni potrebbero supportare la sostituzione del sistema sul valore aggiunto con un’imposta easy e smart monofase applicata nella vendita al dettaglio (vedi seguente Figura): • regolata con il sistema onnicomprensivo dello sportello unico; • tracciando le tutte le operazioni, sia B2B che B2C, con la fatturazione elettronica europea. Ciò permetterebbe di sostituire il meccanismo plurifase di applicazione del tributo con un sistema che preveda l’esercizio della rivalsa una sola volta lasciandosi alla spalle il pericoloso fardello della detrazione. Per quanto attiene l’ambito dell’audit: in primo luogo detta imposta monofase, da quanto stimato dai dati della dichiarazioni IVA italiane, permetterebbe di ridurre al venti percento le operazioni da controllare, queste ultime per lo più effettuate da operatori affidabili e strutturati; in secondo luogo introdurrebbe un nesso diretto tra inefficienza amministrativa domestica e conseguente perdita di gettito limitando la propagazione degli effetti evasivi in altri Stati. Contestualmente, però, l’introduzione dello sportello unico esige un potenziamento dell’utilizzo degli strumenti (ordinari ed avanzati) di cooperazione fiscale internazionale. Last but not least, l’imposta monofase sulle vendite al dettaglio potrebbe rappresentare, nel medio lungo periodo, l’occasione sia per introdurre un primo e vero tributo europeo (attuando la c.d. fiscalità territoriale) necessario per finanziare e sostenere il tanto auspicato debito pubblico comunitario che per armonizzare la tassazione del consumo generale in ambito internazionale. Study of a modern consumption tax in Europe. Shifting of value added tax to a single tax on retail sales. Consumption taxes, which can take many different forms i.e. general or specific form (internal and external duties, manufacturing taxes, fiscal monopolies, sales taxes, etc.), has always had a great relevance in the political and economic areas, both domestic and international level. Nowadays, this importance has grown considerably because consumption taxes applicable to goods and services, and in force in most countries, constitute a certain, immediate and flexible source of income for Governments, unlike the income tax which, following the occurrence of social changes (e.g. population ageing), the advent of globalization (e.g. multinationals) and new technologies (e.g. digital economy), presents a serious difficulty to make taxable income in cross-border situation. This entails a significant loss of revenue for the treasury coffers of the various States that leads to a weakening in Welfare State which is increasingly financed by compensation of employees and retirement income, as well as by consumption taxes. In the mid-twentieth century, systems to consumption tax applied by States were quite different and fell essentially into the following three categories: cumulative multi-stage tax on the total value; single tax; and turnover tax. The birth of the EEC and the subsequent desire to limit the obstacles to the creation of a single market led to the need to harmonize the method of the consumption tax since this directly affected the determination of the price of goods and services. From an economic point of view, the pure single-phase system, meaning the one applied to the stage of retail sales, represents the most appropriate scientific basis. However, contingent reasons, such as the impossibility of adequately monitoring the final stage of the supply chain, have led the Community institutions to lean towards an "indirect" form of consumption tax. A multi-stage added value system was therefore chosen (neutral for economic operators) which was more complex but could allow part of the tax to be recovered in an intermediate phase which would certainly have been lost in the final sale. However, the Community good hopes were infringed because the value added tax turned out to be much more complex than assumed and a harbinger of substantial tax evasion not only in B2C transactions but also and especially in transactions between taxable persons. Gaps that have worsened significantly since January 1, 1993 with the advent of the single EU market not least because of the need to provide border tax adjustments in international operations. Therefore, the European Commission has introduced a labile and timid transitional regime for the definition of B2B intra-community transactions, which, however, has produced new types of fraud (e.g. MTIC) and further procedural complications. This could have constituted an opportunity to reopen the dormant question of a proper system of consumption tax, but the Community legislator preferred to put some extemporaneous patches without ever asking whether the contingent conditions (social, economic and technological) relating to the choice of VAT had changed. Thus, the tax has been the subject of numerous and continuous anti-fraud interventions that have made difficult the proper fulfillment of the tax obligation, especially in the transactional context, and have not limited the significant losses of VAT revenue. In fact, these remedies (e.g. reverse charge, split payment and last deemed supplier) have engulfed the smooth operation of the VAT system, based on claim compensation and deduction, constraining the proportion of tax collection and focusing on a few taxpayers considered reliable. At the same time, however, the value added tax has created the one-stop shop, as the first simple and uniform electronic system for fulfilling B2C transactions within the Community (due to the lack of indication of the deduction in the relevant declaration) and is moving towards E-Invoicing in Europe. In addition, in the new millennium the supply chain has changed profoundly. Nowadays, official empirical and statistical evidence shows how more than half of the transactions carried out towards end-consumers are put into effect by large-scale distribution and how, finally, digital platforms are taking on an increasingly important role in e-commerce. The above-mentioned reasons could support the replacement of the value-added system with an easy and smart single tax applied in retail sales: • regulated with the comprehensive one-stop shop system • tracking all transactions, both B2B and B2C, with electronic invoicing in Europe This would allow the multi-phase mechanism for applying the tax to be replaced with a system that provides for the right to claim compensation only once, leaving behind the dangerous burden of the deduction. As far as the audit scope is concerned: firstly, this single tax, estimated on the basis of data from the Italian VAT declarations, would allow to reduce by 20% the check of the transactions carried out by reliable operators; secondly, it would introduce a direct link between internal administrative inefficiency resulting in a loss of revenue and limiting the propagation of the evasive effects in other States. At the same time, however, the provision of the one-stop shop requires an increase in the use of (ordinary and advanced) international tax cooperation tools. Last but not least, the single tax on retail sales could represent, in the medium to long term, the opportunity both to introduce a first and actual European tax (implementing the so-called territorial tax system) necessary to finance and support the much-hoped public debt and to harmonize consumption tax at an international level.

Produzione scientifica

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