Titolo della tesi: "Quartieri operai di città non operaie". L'edilizia popolare fascista tra Roma e Lisbona.
Il lavoro di ricerca presentato ha come obiettivo quello di ricostruire un segmento della storia urbana contemporanea del Portogallo. Nello specifico, si intende far luce sulle politiche abitative destinate alle classi popolari intraprese dall’Estado Novo per la capitale Lisbona nel periodo di consolidamento del regime, cioè gli anni compresi tra il 1933 e il 1945. Per farlo, si è deciso di adottare il metodo comparativo, confrontando ideologie, riforme amministrative, decreti legge, pianificazione urbanistica e realizzazioni del regime portoghese con Roma, capitale anch’essa e soggetta a profonde trasformazioni territoriali durante il fascismo. La scelta di comparare le politiche abitative delle due città è dovuta, oltre che alla loro natura di capitali, anche al loro importante ruolo di “città-vetrine”, con tutte le conseguenze che una tale investitura ebbe sui tessuti urbani delle due città. Tuttavia, i regimi non vollero solamente imporre la propria ideologia sul territorio: fascismo e Estado Novo avevano soprattutto intenzione di rimodellare il tessuto sociale delle due capitali, applicando modelli peculiari di gestione del territorio, ma in risposta alle medesime necessità: quelle relative alla modernizzazione di due centri urbani arretrati, e quelle relative alle incessanti crisi abitative, che rappresentarono una costante sia per Roma che per Lisbona, soprattutto durante i rispettivi regimi. Partendo dunque da problematiche simili, quali furono le risposte dei regimi autoritari italiano e portoghese? In particolare si è voluto dare più spazio all’Estado Novo, analizzandone gli apparati legislativi, i sistemi di pianificazione urbana, gli studi sul territorio e, infine, le soluzioni abitative adottate per far fronte alle necessità di una città la quale, come la Roma fascista, ambiva ad essere la Capital do Império Português.