Titolo della tesi: Vertigini di senso: corpo e linguaggio nella schizofrenia
La schizofrenia è tradizionalmente descritta, in psicopatologia, come una disgregazione dell’esperienza soggettiva o come un disturbo della sua dimensione intersoggettiva, alla cui radice si riconosce - pur secondo diverse prospettive teoriche - una crisi globale del common sense. Inteso nei termini tanto di un’abilità cognitiva, quanto di una conoscenza incarnata, il concetto di senso comune cui la psicopatologia fenomenologica si appella si definisce a partire dal celebre studio di Blankenburg sulle forme pauci-sintomatiche di schizofrenia. Una lettura critica della sua opera può mostrare come l’autore chiarisca la natura del common sense alla luce di una sua base corporea, indicando un probabile legame tra alterazioni del vissuto corporeo e trasformazioni delle espressioni linguistiche. Enfatizzando questo nesso - dialogando tanto con le neuroscienze quanto con la psicopatologia del linguaggio oggi a sostegno della ricerca psichiatrica - si intende rileggere la schizofrenia come una cartina al tornasole della questione del senso al cuore della relazione intellettuale tra Tullio De Mauro ed Emilio Garroni. Un’operazione utile a cogliere la peculiare circolarità in cui, nel caso schizofrenico, il tracollo del senso corporeo del Sé si accompagna al collasso del suo orizzonte linguistico - mostrando, dunque, come corpo e linguaggio concorrano al dispiegarsi dell’orizzonte di senso entro cui è possibile il nostro esperire.