Titolo della tesi: Ville sovrapposte. Multipli livelli per vivere sostenibile
Gli ultimi avvenimenti globali, come quelli relativi alla pandemia da Covid-19, hanno profondamente messo in crisi la residenza e l’alloggio, evidenziando la necessità di effettuare una revisione degli spazi pubblici e semi-pubblici di aggregazione, e privati per la vita intima. È percezione comune il fatto che il sistema abitativo contemporaneo è troppo ancorato a ideologie e necessità ormai scollate dalle esigenze di una società in rapida mutazione. Le vicende che hanno caratterizzato gli ultimi anni hanno infatti messo in evidenza l’affiorare di nuove problematiche a livello globale che non possono essere trascurate da parte dei governi e da chi è delegato alla ricerca universitaria sull’architettura in generale e sull’alloggio in particolare. La necessità di spazi verdi anche privati che possano migliorare la qualità di vita e l’esigenza di garantire condizioni abitative di maggior confort sono diventati due punti cardini nel progetto del Social Housing. Su queste ed altre esigenze si riflettono le trasformazioni già avvenute, nonché quelle in corso e in programma nella condizione urbana: le trasformazioni degli ambiti lavorativi, come testimoniato dal grande recente aumento del telelavoro, la contrazione significativa della dimensione dei nuclei familiari, la sempre maggiore necessità di ambienti flessibili, salubri ed isolabili dal resto della casa sono solo alcuni esempi di un campo d’indagine che si presenta tanto vasto quanto quello che ha caratterizzato il passaggio dall’alloggio ottocentesco a corridoio centrale all’alloggio moderno.
A distanza di quasi cento anni dall’ideazione di Le Corbusier dell’Immeuble-Villas del 1922 e dalla presentazione del Padiglione dell'Esprit Nouveau progettato dal maestro svizzero naturalizzato francese insieme a Pierre Jeanneret in occasione dell’Exposition International des Arts Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi del 1925, appare evidente come alcune delle idee che li caratterizzano risultano ancora molto attuali. Non è un caso, infatti, che anche quelli erano tempi di post pandemia, la Spagnola, e come avviene oggi anche allora era necessario fornire nuove risposte alla società anche in termini di rinnovamento dell’alloggio. Le vicende legate alla storia del Padiglione de L’Esprit Nouveau ideato sugli schemi della Certosa di Firenze due anni dopo la fine dell’influenza spagnola, si svolgono nell’arco di circa novant’anni. Costruito a Parigi in occasione dell’Esposizione del 1925, venne demolito a manifestazione conclusa. Venne quindi ricostruito a Bologna nel 1977 in occasione della partecipazione della Francia al Salone Internazionale dell’Edilizia (SAIE). La tipologia della villa urbana sovrapposta è stata per molto tempo terreno di sperimentazioni architettoniche più progettuali che realizzative, avendo quindi ancora delle potenzialità inespresse.
Oggi, la tipologia delle ville sovrapposte connessa a un sistema di servizi di cohousing torna in auge, risultando essere una risposta adeguata e funzionale alle problematiche della residenza contemporanea in tempi di isolamento. E il telelavoro/teledidattica, che un secolo fa non esisteva, costituisce una straordinaria spinta propulsiva a favore della sua sperimentazione. Infatti, dato che le attività telematiche si sono radicate in tutto il mondo e non si tornerà indietro, è oggi indispensabile ripensare la configurazione dell’alloggio, che deve includere alcuni spazi flessibili da dedicare anche a questa nuova funzione, oltre che atti a garantire un comfort maggiore, in particolare nei difficili periodi di lock-down.