Thesis title: VERSO UN MODELLO DI SELF-SUFFICIENCY E CARBON NEUTRALITY NEI DISTRETTI URBANI: IL VERTICAL FARMING NELLA RIQUALIFICAZIONE DELL'ESISTENTE
ABSTRACT TESI: In un quadro complesso, in cui le macro-questioni sembrano essere irrisolvibili, e le micro-questioni sembrano non risolvere il problema, la situazione appare non più lineare né antropocentrica in particolare per il sistema ambientale e per la situazione ecologica. Anche la sicurezza alimentare e la produzione di cibo, come qualsiasi attività umana, non è esente dal condizionamento dei cambiamenti climatici e delle emissioni di gas serra a livello globale. È necessario intervenire senza rimandare, seguendo un chiaro framework di strategie e azioni tra loro integrate e coordinate per mitigare gli effetti, attraverso un green approach ma utilizzando, nel caso si voglia rendere l’obiettivo raggiungibile e alla portata delle persone, la tecnica dei piccoli passi, come le Nature Based Solutions. Quest’ultime prevedono anche i sistemi acquaponici, che la FAO ha riscoperto lanciando l’allarme dell’insicurezza e della fame alimentare nel mondo e la necessità di cibo fresco, dovuta alla desertificazione e alla mancanza della risorsa acqua, all’inurbamento e all’aumento demografico, ma anche al consumo e impoverimento della fertilità dei suoli. Non serve colpevolizzare l’agricoltura per l’alto carbon footprint di alcune produzioni, ma serve un’azione congiunta a favore della biodiversità, attraverso colture su suolo che ripristinino la fertilità dei terreni favorendo la decarbonizzazione, e colture fuori suolo, altamente produttive, a basso water footprint, come i sistemi idroponici, attività questa da svolgersi nelle aree urbane e peri-urbane, attraverso nuove farm hi-tech. Un urban farming che deve confrontarsi da una parte con una agricoltura open field automatizzata e digitale, e dall’altra con uno sviluppo sostenibile, in particolare con il capitale umano, diventando occasione non solo produttiva ma catalizzatrice di interessi economici, ambientali, sociali e culturali, in quanto non cambia solo il sistema e la filiera produttiva a km zero, ma anche le abitudini alimentari verso un consumo sempre maggiore di proteine vegetali. In tale quadro, si sono sviluppate numerose tipologie di farm e numerosi nuovi modelli di coltivazione che si confrontano con gli spazi consolidati, ma da rigenerare, del tessuto urbano e con l’urban dwelling, i cui spazi vanno ripensati, riqualificati, anche energeticamente, e ri-progettati all’interno di una policrisi che ha rimesso in discussione tutti i valori tra i quali anche quelli dell’abitare, riconoscendo la necessità di una nuova visione di città, green, decarbonizzata, grid-connected, resiliente, in cui l’efficienza energetica, la qualità dello spazio pubblico, la mixitè funzionale, la densificazione, sono tutti assi tematici ugualmente importanti e imprescindibili. In tale quadro, J.E.E.G. (Joint Elements Environment Growing), Vertical Farm con struttura in acciaio, con sistemi integrati di coltivazione bioponica, e acquaponica, non si pone come la soluzione a tutti i problemi, da quello alimentare a quello della decarbonizzazione e della qualità degli spazi, ma possibile modello di farm urbana e peri-urbana, modulare, adattabile, come micro e macro-farm, a qualsiasi contesto, dal flottante a quello su suolo, fino all’integrazione con l’edificio, elementi innovativi di tale ricerca dottorale. Tale sistema, addizionabile, smontabile in tre parti divisibili e utilizzabili separatamente, energeticamente autosufficiente, facilmente trasportabile e montabile, ma anche smontabile, vuole essere elemento resiliente, produttivo, momento didattico e di inclusione sociale, terapeutico, tale da ripristinare il legame di biofilia attraverso la cura delle coltivazioni all’interno del modello, e il concetto di autoproduzione e self sufficiency alimentare, venuto meno con il benessere capitalistico e la grande distribuzione.