Titolo della tesi: La città tra le case. Esplorazioni, analisi e strategie nello spazio aperto della domesticità romana
Il presente lavoro di ricerca si inserisce nel campo di indagine e di dibattito, culturale e scientifico, sullo studio, la valorizzazione, il recupero e la riqualificazione dello spazio aperto nei contesti abitativi di edilizia pubblica.
L’obiettivo della tesi è quello di individuare possibili strategie di intervento architettonico e urbano che considerino i vuoti “sospesi” di prossimità tra le case come potenzialmente riscrivibili, rendendo possibili ed esplicitando con maggiore evidenza i nuovi modi di abitare, manifestati con più chiarezza anche a seguito della pandemia superata da pochi anni.
Rendere domestico lo spazio aperto in questo senso significa recuperare un rapporto, spesso dimenticato dalla contemporaneità, con il paesaggio urbano e con la strada in relazione a quello della casa, non solo rispetto alla sua funzione passata quanto appunto ad una nuova idea di domesticità, consolidando una dimensione collettiva e condivisa del suolo.
Nel corso della storia infatti il rapporto tra casa e città si è definito a partire dal tracciato di questo antico dispositivo stradale che negli anni e nella storia ha cambiato forme, geometrie, collocazioni fino a quasi a snaturare le sue caratteristiche, assumendone altre.
Alcuni quartieri romani, esplorati, analizzati e riletti attraverso diverse esplorazioni e indagini sul campo, tradotte in un percorso continuo fatto di immagini, costituiscono la base di riflessione per mettere in luce come lo spazio di prossimità alla quota del terreno e all’altezza dell’occhio, attraverso i suoi caratteri di indeterminatezza o di continua manipolazione, sia quello in cui sia possibile guardare con attenzione per immaginare strategie future di intervento. Gli spazi, se a volte sono rimasti simili a quelli di progetto, in altre si sono trasformati, sovvertendo l’idea progettuale e introducendo nuove funzioni o nuove appropriazioni volumetriche messe in campo dagli stessi abitanti secondo processi informali e non autorizzati che non fanno altro che testimoniare una sorta di necessità/volontà di ampliare la dimensione della casa all’esterno.
Se accettiamo questi comportamenti, siano essi di natura privata che condivisa, potremmo considerare lo spazio di prossimità come una serie di “stanze in più”, aperte o chiuse, temporanee o permanenti, rispetto all’interno domestico. Esse assumono dunque proprio il ruolo di rilettura della casa, non più solo legata e chiusa alla composizione familiare, ma che apre di nuovo i suoi confini a partire dalle nuove tendenze di vita contemporanee e alle nuove esigenze sociali, che ci mostrano continuamente come essa si mescoli, temporalmente e spazialmente, alla città, dando vita a quella che qui chiamiamo “la città tra le case”.