Titolo della tesi: L'altra scuola. Le esperienze di attivismo nel secondo dopoguerra italiano.
La scuola attiva in Italia non ha una storiografia di riferimento. Ci sono diverse ragioni: una limitata attenzione degli storici contemporaneisti alla storia della scuola, la complessità di configurare un metodo d’indagine che contempli il metodo storico con la ricerca pedagogica, la rilevante organicità (che spesso si trasforma in militanza acritica) tra chi ha dato vita a esperienze di scuola attiva e chi l’ha studiata.
Questo lavoro si concentra sull’immediato secondo dopoguerra italiano per ricostruire la nascita dei più significativi esperimenti di attivismo italiano, provando a rintracciarne le caratteristiche comuni principali e a darne una lettura storica: un movimento d’avanguardia, una minoranza felice, un tentativo di rivoluzione fallita?
Attraverso una contestualizzazione del dibattito sulla storia della scuola, una rilettura storica della fase tra il 1943 il 1948 alla luce delle politiche scolastiche, e una ricostruzione unitaria del lungo secolo novecentesco di attivismo (da fine ottocento ai primi anni del duemila), si vogliono fornire chiavi di lettura in grado di valorizzare gli aspetti innovativi e seminali della stagione più generativa dell’attivismo italiano. Dalla ricezione della pedagogia internazionale, in particolare John Dewey e Célestin Freinet alla costituzione di gruppi e movimenti capaci di tenere insieme l’impegno politico con una vocazione alla sperimentazione pedagogica: l’asilo svizzero di Rimini fondato da Margherita Zoebeli, la Cooperativa della tipografia a scuola divenuta poi Movimento di cooperazione educativa, Scuola viva fondata da Carmela Mungo, Scuola-città Pestalozzi, il Cemea. Queste realtà, trasformate, sono ancora vive e esemplari, per l’innovazione educativa.
Questo momento genetico è accompagnato dalla ricostruzione del dibattito politico e intellettuale intorno alle politiche scolastiche nel dopoguerra.