Titolo della tesi: Città pubblica e welfare urbano. Diritto alla mobilità e inclusione sociale nelle strategie di rigenerazione
L’urbanistica ha sempre avuto una forte responsabilità nel fornire risposte concrete alle rivendicazioni dei diritti emergenti dal territorio, e nella contemporaneità emerge il Diritto alla mobilità quale istanza sociale primaria all’interno del più ampio Diritto alla città.
La mobilità infatti rappresenta una componente fondamentale nei processi di riequilibrio territoriale, inclusione sociale e sostenibilità ambientale dei territori, in particolar modo delle città metropolitane.
La città contemporanea negli ultimi decenni è profondamente mutata, ad esito dei fenomeni di metropolizzazione, diffusione insediativa e generazione di forme insediative frammentate e porose, che hanno portato alla dissoluzione dello spazio pubblico come rete dei luoghi della comunità e alla produzione di spazi di degrado e marginalità all’interno della città più consolidata così come nelle aree più periferiche. Il perseguimento di un modello di mobilità fortemente insostenibile, coadiuvato ciecamente da scelte politiche ed urbanistiche, ha storicamente accentuato tali fenomeni, producendo forti esternalità negative a livello di inquinamento, segregazione sociale, disuguaglianza, frammentazione urbana, degrado urbano e ambientale.
Appare necessario in tal senso riconoscere l’importanza e l’urgenza della messa in campo di una strategia di Rigenerazione urbana a partire dal nuovo modello di mobilità sostenibile quale guida all’evoluzione delle città italiane, storicamente connotate da una “anomalia genetica” che le vede fortemente dipendenti dalla mobilità privata e carenti di infrastrutture per il trasporto pubblico.
Tale strategia integrata e interscalare si pone come obiettivo la garanzia a tutte le comunità di un nuovo welfare urbano, verificato alla luce di tali nuove istanze sociali, da conseguire attraverso la Città pubblica quale matrice primaria di riferimento che concili interventi di riconfigurazione morfologica e funzionale e interventi ambientali con un progetto socio-economico, per la costruzione di una città policentrica, inclusiva, e sostenibile.
La tesi mette in evidenza il rapporto tra piano urbanistico e mobilità, un rapporto storicamente difficile, frammentato e oggetto di dibattito poiché quest’ultima di competenza della pianificazione settoriale, a sua volta slegata dalla programmazione economica di città e territori.
La mobilità, benché sia una componente fondamentale delle trasformazioni urbane e delle questioni che caratterizzano la città, è stata tradizionalmente legata nel piano urbanistico al disegno delle “infrastrutture per la mobilità”, esistenti e di progetto, esito delle scelte programmate in piani settoriali. Questo separando anche concettualmente e strategicamente le scelte in campo infrastrutturale con quelle relative prima all’espansione e poi alla trasformazione della città, legando città e territori ad una indifferenziazione localizzativa coadiuvata dalla mobilità individuale privata, “trascurando colpevolmente” le infrastrutture per il trasporto pubblico e gli spazi per la mobilità attiva.
A partire da tali considerazioni, la tesi indaga le modalità di integrazione del modello di mobilità sostenibile all’interno delle strategie di rigenerazione messe in campo nella pianificazione urbanistica locale, con particolare riferimento a cinque casi di pianificazione locale di città metropolitane europee (Barcellona, Bologna, Milano, Napoli, Parigi) che vengono analizzati attraverso una lettura verticale, indagandone il ruolo della mobilità nelle strategie di carattere strutturale, morfologico e ambientale, e orizzontale, ricercando i punti di contatto nelle dimensioni strutturali, operative e regolative degli strumenti.
Emergono così nuovi riferimenti strategici, configurati come principi guida articolati a partire da tre prospettive disciplinari, una prospettiva strutturale, in cui gli interventi inerenti le infrastrutture per la mobilità perseguono l’obiettivo di un riequilibrio territoriale a scala metropolitana, attraverso i principi di compattezza morfologica e complessità funzionale in relazione alle zone di più alta accessibilità, verso la costruzione di una città policentrica e transit oriented, di accessibilità universale e di prossimità ai servizi, alle opportunità, al commercio, quale valore fondativo per una città inclusiva e du quart d’heure, e di sostenibilità delle scelte modali di spostamento e resilienza nella ricomposizione dei reticoli ambientali, che cooperano alla costruzione di una città sostenibile e smart. Un approccio integrato, dunque, che parte da una profonda conoscenza delle relazioni che legano le componenti funzionali, morfologiche, ambientali nella città storica, consolidata e nei territori della metropolizzazione, le reti materiali e quelle immateriali, al fine di proporre una metodologia trasversale e interscalare che sappia realmente rispondere alle istanze di Diritto alla mobilità. A tale risposta collaborano le tendenze in atto nel campo dell’evoluzione degli strumenti di pianificazione, in attesa di una riforma complessiva di governo del territorio, a partire dalle più innovative leggi regionali e dal dibattito disciplinare in corso, con particolare riferimento alle dimensioni del Piano locale.