Santolamazza Caterina

Dottoressa di ricerca

ciclo: XXXIII



Titolo della tesi: La proteina B del surfactante: il suo ruolo nella risposta al trattamento dell’insufficienza cardiaca

L’insufficienza cardiaca (IC) rappresenta una complessa sindrome clinica che si caratterizza per alterazioni strutturali e/o funzionali che impediscono la corretta funzione di pompa cardiaca. E’una condizione eterogenea per cause, profilo fisiopatologico, presentazione clinica e livello di gravità. Nell’IC a ridotta frazione d’eiezione (FE) è stato dimostrato il ruolo della proteina B del surfactante (SP-B) polmonare come marcatore di danno della barriera alveolo-capillare e indicatore di severità di patologia, in relazione alla classe funzionale NYHA (New York Heart Association), ai livelli di peptidi natriuretici e ai parametri emodinamici misurati mediante il test da sforzo cardiopolmonare (CPET). Lo studio si suddivide in due parti. L’obiettivo, nella prima fase, è quello di descrivere una popolazione affetta da IC cronica, a ridotta FE, sottoposta a prelievo ematico, prove di funzionalità respiratoria e test da sforzo cardiopolmonare (CPET) e, attraverso un prelievo ematico a distanza di un anno, mostrare l’evoluzione dell’IC in termini di danno d’organo e, indirettamente, di impegno emodinamico. Nella seconda fase, l’endpoint primario è rappresentato dall’osservazione delle modifiche della concentrazione circolante delle diverse SP e delle isoforme di SP-B dopo l’infusione di levosimendan, in modo da comprendere meglio la fisiopatologia di queste proteine e valutare la risposta all’infusione di levosimendan, in relazione ai parametri emodinamici e spirometrici. L’analisi della prima popolazione in esame (n=95) ci ha permesso di documentare l’evoluzione dell’IC in termini di danno d’organo con evidenza di peggioramento significativo della funzione renale a un anno e, indirettamente, di impegno emodinamico. Nella II fase, 42 pazienti affetti da IC cronica avanzata con recente riacutizzazione per scompenso cardiaco sono stati sottoposti, una volta stabilizzato il profilo emodinamico, a infusione di un farmaco inodilatatore, il levosimendan. Sono stati dunque confrontati i parametri ematochimici, spirometrici ed emodinamici prima e dopo tale somministrazione. Dal punto di vista del profilo emodinamico, il test da sforzo cardiopolmonare ha documentato un miglioramento significativo della capacità d’esercizio e una riduzione significativa del VE/VCO2 slope, conseguente alla riduzione del sovraccarico idrico. Non è stato registrato un miglioramento della DLCO, come già osservato in studi precedenti e, in merito all’andamento delle SP-B, si è potuto osservare un incremento plasmatico della forma matura contestualmente a una riduzione della forma immatura, indicatore dell’iniziale ripristino della funzionalità degli pneumociti. In conclusione, abbiamo così potuto confermare la risposta delle SP al miglioramento del profilo emodinamico secondario alla terapia con levosimendan.

Produzione scientifica

Connessione ad iris non disponibile

© Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma