Titolo della tesi: La civiltà della Valle del Sarno: una realtà emergente della prima Italia. Studio sistematico di un ampio campione della necropoli.
Nell’Italia tirrenica, tra X e IX secolo a.C. la rivoluzione protourbana determina la nascita di grandi comunità che tra VIII e VII sec. a.C. sviluppano caratteri di elevata complessità socioeconomica e si avviano verso forme incipienti di urbanizzazione. Si coglie inoltre in questo periodo l’affermazione di gruppi culturali differenziati ognuno dei quali ricopre un preciso ruolo storico. Un gruppo che sta emergendo come una delle realtà più significative e dinamiche è quello della Valle del fiume Sarno in Campania.
Le estese necropoli Orientalizzanti della Valle del Sarno rappresentano un giacimento di informazioni archeologiche di considerevole entità, ancora perlopiù inespresso, specialmente in virtù della possibilità di integrare i dati delle oltre duemila tombe scavate con quelli provenienti dall’eccezionale scavo dell’abitato di Longola di Poggiomarino, l’unico insediamento noto e sistematicamente indagato nella zona, contraddistinto da intense attività di produzione artigianale e di scambio.
Scavi condotti a San Marzano tra il 1969 e il 1976 portarono in luce centinaia di contesti funerari databili tra IX e VII sec. a.C., che vennero attribuiti alla c.d. cultura delle tombe a fossa, insieme ad altri complessi campani estranei all’ambito villanoviano ed etrusco, datati in parte al c.d. Preellenico I e II (IX-metà VIII sec. a.C.), in parte all’Orientalizzante (seconda metà VIII-inizio VI sec. a.C.).
Nell’ambito di quest’ultimo periodo è di grande interesse la fase incipiente definita Orientalizzante Antico I (OA I), correlata in base alle importazioni/imitazioni di ceramiche di tipo greco al Tardo Geometrico I di Pitecusa, e datata al terzo quarto dell’VIII secolo a.C. Tale sottofase ha il carattere di un orizzonte di transizione durante il quale, accanto a eredità del primo Ferro, emergono nuovi elementi che caratterizzeranno tutto l’Orientalizzante tirrenico, tra cui l’ampia apertura a influssi e scambi con l’ambiente greco e orientale e la formazione di un ceto e di un’ideologia di stampo aristocratico. La fondamentale scoperta di un abitato coevo e alle necropoli conferma l’elevata complessità delle comunità locali, così come la necessità di studiare a fondo il ruolo da esse svolto nello scenario tirrenico in rapporto alla formazione della civiltà orientalizzante e al corrispondente salto di qualità dei processi socioeconomici e delle reti di scambio.
L’elevatissimo numero di sepolture ben scavate e documentate, è stato oggetto solo in piccola parte di studi recenti, focalizzati perlopiù su nuclei circoscritti o su singoli contesti e appare subordinata all’estremo frazionamento delle aree di indagine, dovuto allo scavo in regime di archeologia preventiva.
In questo frangente l’occasione dello scavo della Spalla A del Viadotto S. Mauro, previsto dal progetto di edificazione della Linea ferroviaria a Monte del Vesuvio nei primi anni ’90, ha rappresentato l’occasione di documentare un’area continuativamente indagata estesa più di un ettaro. Il campione esaminato sistematicamente nel corso di questa ricerca conta 60 sepolture riferibili al periodo culturale-cronologico dell’Orientalizzante Antico, che per la prima volta consente di disporre di un numero elevato di contesti di San Valentino Torio ben documentati, e ha prodotto in primo luogo una tipologia degli oggetti di corredo che ha evidenziato una notevole continuità di sviluppo nel tempo, l’individuazione e l’articolazione delle forme identitarie del repertorio tipologico locale e di esemplari manifestamente correlati ad altri contesti culturali. La tipologia elaborata è poi diventata la base su cui poter realizzare una tabella di seriazione, che ha consentito di definire analiticamente due fasi comprese tra il terzo quarto dell’VIII e la metà del VII secolo a.C.
L’analisi sistematica dei corredi e l’esame della planimetria ricostruita dalla documentazione di scavo hanno consentito di integrare il quadro delle conoscenze sulle necropoli della Valle, soffermandosi sugli elementi costitutivi e caratteristici di questa comunità indigena, approfondendo le dinamiche interne di strutturazione sociale, e le relazioni di affinità e scambio con i centri coevi della Campania antica.
Si presentano in appendice i risultati di due diverse analisi condotte nel corso dei tre anni di ricerca. In primo luogo, le determinazioni antropologiche condotte dal Servizio di Bioarchaologia del Museo delle Civiltà, sui resti scheletrici degli individui sepolti nell’area della Spalla A del Viadotto S. Mauro. In secondo luogo, si presenta l’esito delle analisi ad attivazione neutronica (NAA) condotte su un campione di 25 reperti di ceramica figulina, riferibili a produzioni di tipo greco, provenienti anche questi dalle sepolture oggetto della ricerca.